Giochi di potere e piani falliti: Il Brasile di Lula nella tempesta dei dazi

 Giochi di potere e piani falliti: Il Brasile di Lula nella tempesta dei dazi



Che gli Stati Uniti abbiano l'abitudine di influenzare le politiche degli stati sudamericani non è affatto una novità. Dalla dottrina Monroe, che mirava a sostituire il ruolo delle potenze europee nel continente, ai colpi di stato orchestrati da Henry Kissinger, il "Giardino di casa" ha sempre visto gli Stati Uniti dettare il bello e il cattivo tempo nella regione. Dall'inizio del millennio, Washington ha avuto la sola preoccupazione di tenere la Cina lontana dai mercati sudamericani, per quanto possibile, e ha cercato una via di cooperazione e mutuo aiuto con i governi vicini. Questo almeno fino all'elezione del Presidente Trump. Tra tutti, il Brasile è lo stato che è stato più colpito dalla politica dei dazi di Trump, con tariffe al 50% su molti prodotti strategici. Ma, invece che rafforzare la posizione di Washington nella regione, la politica americana ha avuto effetti collaterali imprevisti e che vale la pena analizzare, vista la poca copertura da parte dei giornali italiani ed europei.

Un duello ideologico ed economico

Il Brasile è una delle potenze emergenti membri del "BRICS", l'alleanza economica che lega Russia, India, Cina, Sud Africa e, appunto, il Brasile. La relazione del BRICS con Washington è sempre stata complessa e instabile, spesso cambiando a seconda delle posture internazionali adottate dalle nazioni e dai risultati delle elezioni degli stessi. Trump non ha mai nascosto la sua avversione all'alleanza delle potenze emergenti, viste come una minaccia all'egemonia americana. Per questo, non stupisce l'accanimento con il quale la Casa Bianca sta gestendo la questione dei dazi al Brasile. Ad aggravare le cose, vi è anche un vero e proprio "duello ideologico" tra Lula, presidente brasiliano, espressione della sinistra socialista democratica del paese, promotore di un modello green e progressista, e il presidente Trump, conservatore e fervido avversario delle politiche "woke". Le tariffe sull'export brasiliano sono pertanto state molto severe, arrivando al 50% su molti prodotti, e con l'aspettativa di provocare una diminuzione della crescita (diminuzione che oscillerà tra lo 0.4% e il 2%) e la perdita del posto di lavoro per circa 110.000 lavoratori, soprattutto agricoltori, oltre a un peggioramento della cooperazione con la Casa Bianca, anche in risposta agli attacchi al popolare metodo di pagamento elettronico "Prix", alternativa tutta brasiliana a Visa e Mastercard, meritevole di aver rivitalizzato l'economia del paese e additata dal segretario di stato americano come una "ingiustizia macchinata dalla sinistra"


Gli effetti collaterali: la Cina, e il Processo a Bolsonaro. 

Ma pochi avevano previsto la grande resistenza e gli effetti imprevisti dei dazi trumpiani. Secondo numerosi sondaggi, la popolarità del Presidente, precedentemente in calo, ha visto un nuovo picco, complice anche la ferma posizione di Lula in contrapposizione a Trump, e i partiti di coalizione sono più che mai uniti di fronte a quella che sembra una tempesta incombente. A subirne le spese, è stata invece la destra brasiliana, capitanata dall'ex presidente Jair Bolsonaro, ora agli arresti domiciliari sotto accusa di "tentato golpe", (proprio come l'alleato americano pochi anni fa). Si stima infatti che la popolarità di Bolsonaro sia in rapido deterioramento, viste le sue connessioni e la sua amicizia con il presidente americano. A complicare le cose, suo figlio, Eduardo Bolsonaro, ora residente proprio negli States, sta portando avanti una vera e propria crociata, alquanto impopolare, contro la magistratura statale, che oltre ad essere stata catalizzatrice di numerose critiche, ha compattato l'opinione pubblica dietro la ferma risposta dei magistrati, che hanno bloccato i suoi conti e proprietà in Brasile. Inoltre, le tariffe colpiranno maggiormente settori e regioni che costituiscono i baluardi della destra nel paese. Inoltre, il Brasile di Lula potrebbe aumentare la cooperazione con la Cina, se gli Stati Uniti portassero avanti la politica di dazi e tariffe da Trump promessa, il che rappresenterebbe uno schiaffo e un'umiliazione di grande rilievo per la politica estera della Casa Bianca. 
Con una opinione pubblica compatta e favorevole, ed un governo unito, Lula sembra avere una ottima posizione per negoziare e opporsi al suo rivale ideologico. Da ora, inoltre, il governo di Brasilia potrà incolpare i dazi per gli scossoni economici che il paese potrebbe attraversare, (che ne siano veramente conseguenza o meno). Solo il tempo potrà dire se Lula saprà cavalcare l'onda dell'odio per Trump e le sue tariffe, o se il contraccolpo economico sofferto dal Brasile sarà troppo grande per essere additato solo come conseguenza dei dazi.


A cura di Lorenzo De Frenzi

Commenti

Post popolari in questo blog

Iran: Il Dio delle Armi

The Big Beautiful Bill: Democrazia senza opposizione