The Big Beautiful Bill: Democrazia senza opposizione
“The Big Beautiful Bill: democrazia senza opposizione”
Che il secondo mandato del presidente Trump avrebbe fatto discutere era evidente sin dall’inizio, dai piccoli o grandi segnali che hanno contraddistinto questi primi sei mesi della presidenza Trump. Sei mesi che hanno mandato anche il migliore analista politico nel panico, visto che le decisioni, spesso pomposamente annunciate all’ultimo minuto senza consultare i partner europei, e le promesse fatte in campagna elettorale cozzano in maniera così evidente che sembra quasi impossibile che appartengano allo stesso candidato. A partire dai dazi, prima annunciati come il primo passo verso “l’America Grande di Nuovo”, poi congelati a seguito del contraccolpo subito dai mercati, per finire con le promesse di pace e isolazionismo, che dovevano essere i valori fondamentali della politica statunitense sotto il mandato del Tycoon americano, il quale propagandava che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina in “un giorno”. Invece di concludere una guerra, Trump ha trascinato gli USA in un conflitto con l’Iran, proprio quando i negoziati con quest’ultimo si erano riaperti.
Ma c’è un altro argomento caldo, di cui sentiamo poco parlare, che però descrive il programma politico repubblicano meglio di tutte le promesse prima citate: la tanto acclamata “One Big Beautiful Bill Act”, o, più semplicemente, “The Big Beautiful Bill”.
“Il regalo del 4 Luglio: il taglio da dodici milioni alla sanità”
Ieri l’America festeggiava il giorno dell'indipendenza, il 4 Luglio, una data simbolica e sacra per tutti gli americani. Non solo una ricorrenza nazionale, ma il ricordo di secoli di storia, della nascita di una nazione che aspirava a fare della libertà e della democrazia i suoi valori fondanti. Non è forse un caso, quindi, che siano stati scelti proprio questi giorni, mentre l’attenzione dei cittadini è altrove, per approvare la legge di bilancio che cambierà il futuro di milioni di americani: “The Big, Beautiful Bill”. Un nome smodatamente pomposo, quasi volto a convincere, (e autoconvincersi) dell’efficacia della nuova legge. Il contenuto di quest’ultima può essere così riassunto: per quanto riguarda le spese, Trump ha esteso i tagli sulle tasse per corporazioni e individui, già effettuati nel 2017, nel tentativo di favorire l'economia, nonostante molti esperti abbiano suggerito che a beneficiarne siano gli americani più ricchi. Per ora, questi tagli dovrebbero scadere a dicembre, ma ci si sta impegnando a renderli permanenti. Inoltre, si aumentano i fondi per difesa, sicurezza e confini: rispettivamente 150 miliardi andranno all’esercito, 100 miliardi all’ICE, la polizia anti-immigrazione (il cui operato finora è stato una sistematica e disumanizzante caccia ai migranti irregolari che, grazie alle nuove disposizioni dello stesso Trump, ora possono essere arrestati nelle proprie abitazioni senza bisogno di un mandato) e circa 46-70 miliardi destinati alla costruzione del muro tra USA e Messico. Come si sostengono queste spese? Tagliando i fondi ai programmi di assistenza e previdenza sociale, come lo Supplemental Nutrition Assistance Program, che provvede ad aiutare le famiglie con bassi redditi nell’acquisto del cibo, come gli incentivi per le aziende che si impegnano ad utilizzare energia rinnovabile, e come il Medicaid, un programma di assistenza medica per persone affette da disabilità o con redditi bassi, 10-17 milioni delle quali si stima potrebbero perdere la copertura entro il 2034. Nonostante questi tagli alle spese, si prospetta un aumento del debito dai 2,4 ai 2,8 trilioni entro il 2028.
“Tutti seguano Trump, oppure…”
Il sostegno alla nuova legge è basso, si stima che il numero di cittadini contrari si aggiri tra il 42% e il 66%, mentre solo il 29% la applaude. La legge ha inoltre scatenato un terremoto politico: i Democratici l’hanno fermamente bocciata, e non sono mancate accuse e critiche da parte di personalità come Bernie Sanders e Pelosi. La maggioranza dei Repubblicani ha naturalmente festeggiato il nuovo bilancio da loro redatto. Ma non sono mancate le tensioni anche interne al partito. Un nome fra tutti, però, ha fatto scalpore: Thom Tillis. Il senatore repubblicano Tillis si è infatti opposto alla Big Beautiful Bill, dicendo che non l’avrebbe votata. Questo rifiuto non deve sorprendere: anche nei partiti ci sono correnti e opinioni contrastanti, e generalmente un tale orientamento non sarebbe stato motivo di dibattito. Ma il presidente Trump ha presto annunciato che avrebbe tagliato i fondi per la rielezione di Tillis, rendendo quasi impossibile la sua rielezione nella Carolina del Nord contro il candidato favorito dai Democratici, costringendo così il senatore a scegliere tra una sconfitta politica quasi certa e il supportare una legge da lui non apprezzata. Questo non è altro che l’ennesimo segnale della stretta che il Tycoon americano ha sul suo partito, una stretta che strangola sul nascere le correnti interne che rischiano di minare la sua credibilità, un atteggiamento che non sembra appartenere alla “terra degli uomini liberi”, né tantomeno al partito che fa della protezione del cittadino dagli abusi del governo un vero cavallo di battaglia.
Con un Partito Repubblicano fatto a immagine e somiglianza del suo leader, sono sempre di più gli interrogativi che sorgono, in una democrazia dove sono le stesse classi più deboli ad applaudire le decisioni che lentamente portano via il loro diritto alla salute e alle misure di previdenza sociale, mentre le disuguaglianze sociali si fanno di giorno in giorno più evidenti e ampie. Ed è veramente questo il simbolo della democrazia in Occidente?
A cura di Lorenzo De Frenzi
Questo è lo specchio attuale della nostra distorta società. Si sapeva cosa aspettarsi da questa elezione, ma l'elezione è avvenuta ugualmente senza timore alcuno per ciò che avrebbe comportato in patria e fuori. Il presidente Trump è stato voluto e votato. Le conseguenze sono di tutti compresi noi. Senza parole 😢
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